Il debutto di questo spettacolo è stato esaltato dalla presenza in platea del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al quale il numeroso pubblico convenuto ha tributato lunghi e scroscianti applausi.
Si tratta della riduzione teatrale dell'omonimo, pluripremiato romanzo storico di Giovanni Grasso ispirato a una storia vera. Il controluce, neanche troppo nascosto della vicenda, rimanda a tematiche purtroppo ancora molto attuali: i danni che la distanza culturale e la poca attenzione agli altri, fino ad arrivare all’odio (di natura razziale e/o confessionale) si possono determinare, in un crescendo che porta al disfacimento di una società.
L’incolpazione muove la riprovazione della gente comune: se ne fa vettore sulla scena una borghese che declina per intero l’ipocrito perbenismo della sua classe ripetendo “noi rispettiamo l’ebreo, purché si comporti bene”.
All’apertura del sipario troviamo il protagonista della storia, Lehmann Kaufmann (ne veste i panni Franco Branciaroli), commerciante ebreo, vedovo e presidente della comunità ebraica di Norimberga, dietro le sbarre, alla vigilia della sua esecuzione capitale: è il 1941, Monaco di Baviera, cella di massima sicurezza all’interno del carcere di Stadelheim.
Tutto il racconto non è altro che una ricapitolazione delle tappe del processo verso la Comunità ebraica, a partire dalla Notte dei cristalli, fino alla formalizzazione delle leggi razziali.
La leva narrativa sarà una sorta di confessione dell’ultimo momento che il vecchio rabbino intende versare nelle mani del cappellano del carcere (Graziano Piazza). Si comincia dal 1933, quando ormai l’ascesa del mostro nazista si è consolidata, portandosi dietro i retaggi del montante odio razziale verso gli ebrei. L’anziano rabbino in vincoli è reduce dalla condanna inflittagli dal Tribunale della sua città per la sola colpa di aver frequentato la giovane Irene Seidel (Viola Graziosi), ventenne figlia di un suo amico di vecchia data, cadendo nell’ingiusto sospetto di aver con lei coltivato una relazione sessuale.
L’accusa, per i tempi del crescente pregiudizio razziale è enorme: si tratta di un menage ritenuto scandaloso (non importa se immune da implicazioni sessuali) tra un ebreo e una giovane “ariana” e si merita il processo davanti al Tribunale speciale di Norimberga in violazione delle Leggi dell’Onore e del Sangue del 1935, per una colpa difficile da comprendere: la contaminazione razziale.
IL CASO KAUFMANN di Giovanni Grasso - al Teatro Parioli
Con: Franco Branciaroli, Viola Graziosi, Graziano Piazza e con Franca Penone, Piergiorgio Fasolo, Alessandro Albertin, Andrea Bonella Regia di Piero Maccarinelli
Scene: Domenico Franchi Luci: Cesare Agoni Musiche: Antonio Di Pofi – Costumi: Gianluca Sbicca Produzione Centro Teatrale Bresciano, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Fondazione Atlantide – Teatro Stabile di Verona, Il Parioli
Comments