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  • Immagine del redattoreFabio Salvati

SHYLOCK, IL GIUDEO di Giuseppe Manfridi – Regia di Ennio Coltorti



Sarà che si accorre senza tentennamenti a vedere un nuovo lavoro di Giuseppe Manfridi,  messo in scena e interpretato da uno dei più prestigiosi protagonisti del teatro contemporaneo come Ennio Coltorti  (Maestro innanzi tutto del figlio Jesus, pure lui autorevole  in scena).


Sarà che il ruolo di Shylock ne Il mercante di Venezia ha sempre suscitato un interesse tutto speciale, pur non essendo quello da protagonista, attraendo interpreti dallo straripante talento, da Edmund Kean a Al Pacino.


Sarà che la promessa di spettacolo ritagliato sulla vicenda di una delle creazioni più celebri della produzione shakespeariana è presto mantenuta, emancipandosi dalla tentazione didascalica, per diventare spettacolo a sé, consegnandoci lo spin off  di un personaggio che nel dramma di origine usciva di scena al quarto atto e di cui non sapevamo più niente, al di là della sua obbligata conversione al cristianesimo per sfuggire alla condanna capitale.  


Sarà che il suo famoso monologo del terzo atto Non ha occhi un ebreo? Non ha mani, organi, statura, sensi, affetti, passioni? Non si nutre anche lui di cibo? ormai buono –lo abbiamo imparato- ad essere declinato per una qualunque delle tante segregazioni nelle quali ci siamo sciaguratamente intrattenuti nei secoli-  ha da sempre suscitato un moto di istintiva empatia verso chi lo declamava, trasformandosi rapidamente in un manifesto presago di tutte le posture antirazziste a venire.


Sarà che l’obbligazione alla quale il Giudeo Shylock lega l’inadempienza restitutoria imposta al Mercante (mercante, lui sì, Antonio, che gli aveva chiesto un prestito di tremila ducati) era troppo empia (una libbra di carne del debitore!) per non suscitare una riprovazione collettiva dal mondo dei gentili.


Sarà che la pretesa del diritto a una equa vendetta (anche se mascherata da penale giudiziale come nel testo dell’opera) da parte del mondo ebraico per gli insistiti oltraggi alla propria identità, ricevuti da tutte le parti ci ricorda troppo da vicino qualcosa che oggi induce sdegno e compassione, ma da una parte opposta a quella loro.    


Sarà che la Storia, anche quando è scritta con l’inchiostro indelebile del Bardo, si lascia impallidire dalla cronaca, e oggi non riusciamo più a empatizzare con chi si dovesse nuovamente cimentare sulla metafora della medesima partitura.


Sarà che tutto questo è servito all’interno di una messa in scena originale, piena di spunti divertenti e ottimamente interpretata (perfino dal suo Autore Giuseppe Manfridi).


Sarà in scena fino a domenica 7 aprile al teatro Arcobaleno.


Sarà che siamo sempre in debito con il pensiero profondo e quindi sarà opportuno non perderlo.

 

SHYLOCK, IL GIUDEO di Giuseppe Manfridi

da IL MERCANTE DI VENEZIA di William Shakespeare

Regia Ennio Coltorti

Con Ennio Coltorti, Jesus Emiliano Coltorti, Adriana Ortolani, Giuseppe Manfridi

Produzione: T.T.R. IL TEATRO DI TATO RUSSO Coop Arl

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