



Lo strappo nel cielo di carta
Abbiamo intestato il laboratorio al famoso passaggio de “Il fu Mattia Pascal” laddove Pirandello spiega –con la metafora dello strappo sulla scena del cielo di carta- la differenza tra Oreste -figlio di Agamennone- e Amleto, tra il Mito e l’Uomo moderno. L’irruzione del pensiero e della consapevolezza moderna scavano un solco con la cultura antica aggiornando continuamente la materia drammaturgica.
L’emozione non è solo un sussulto dell’anima: nel suo processo di costruzione -affinché possa diventare strumento quotidiano del vivere-
necessita di percorsi di consapevolezza.
È quello che ci proponiamo con il laboratorio teatrale di questa stagione: attraverso transiti di tecnica -tra voce e movimento scenico, analisi del personaggio, prima ancora di lavorare su una rappresentazione di fine corso- esploreremo la dimensione teatrale, a cominciare dalla successione dei suoi registri espressivi nell’evoluzione storica.
Chi vorrà affrontare alla fine il battesimo del palcoscenico troverà dentro il percorso compiuto l’energia per alimentare la scintilla emotiva del debutto.
E ci vorrà voce! Tanta voce per lasciarsi ascoltare fino all’ultima fila.
Chi l’ha detto che l’emozione non ha voce?













