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  • Immagine del redattoreFabio Salvati

IL GIARDINO DEI CILIEGI di Anton Cechov - Regia di Rosario Lisma


Il dramma di Cechov in una versione appena moderna al debutto ieri alla Sala Umberto. E’ la commedia del tempo, che se ne è andato impercettibilmente, ma inesorabilmente, demolendo spensieratezze e fortune, imponendo classi emergenti, promesse aride di futuro, senza più ciliegi ad adornare i ricordi. Il dramma di una famiglia di antico blasone che rientra nella casa di un tempo a ricercare –metaforicamente proprio nella stanza dei bambini- le ombre di un passato fastoso, sperperato nelle dissipazioni della vita distratta della protagonista, la matura Ljuba (Milvia Marigliano), o oziosa e mai cresciuta del fratello Gaev (Giovanni Franzoni). Insieme a loro la giovane Anja (Dalila Reas) incarna la speranza del commiato da quel passato, in dualismo dialettico, ma sedotto, con lo studente anarchico Trofimov (Tano Mongelli): saranno loro a contrassegnare la svolta verso l’orizzonte del distacco da quelle mura e dall’agognato giardino dei ciliegi, declinando a risorsa del futuro quella che appare ai vecchi padroni una sventura. Il giardino dei ciliegi è stato acquistato all’asta dallo spregevole Lopachin (Rosario Lisma) il figlio arricchito della antica servitù del casato e demolirà tutto, per lottizzare la proprietà e costruire villette da destinare ai turisti. Per lui sospira senza troppa speranza Varja, figlia adottiva di Ljuba, (la interpreta con grande efficacia Eleonora Giovanardi), presto risucchiata nel suo destino di inesorabile zitella, per via dell’inadeguatezza sentimentale dello squallido Lopachin, che – mentre tutti si accingono a partire- resterà a sorvegliare lo smantellamento della proprietà. A restare sarà solo un vecchio armadio, contenitore metaforico dell’anima degli antichi residenti della casa e il vecchio servitore Firs che come una voce fatata delle mura (la registrazione rimanda lo splendido timbro di Roberto Herlitzka) inchioda la nostalgia dei ricordi.

Le scene minimaliste, ma di grande efficacia, sono di Federico Biancalani. Al Teatro Sala Umberto fino al 2 aprile


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