Quattro sorelle convergono nella casa di famiglia per la veglia funebre della madre . Sono troppo diverse l’una dall’altra per essersi mai amate o anche solo tollerate. Anzi, come spesso accade in certe famiglie, hanno imparato col tempo l’arte del litigio perfetto. Ma la madre appena defunta –ben conoscendo che le rispettive idiosincrasie delle sue figlie hanno sparigliato senza rimedio apparente i legami tra loro- ha ideato un artificio per tenerle avvinte per una notte: con la scusa di un gioco da tavolo e la promessa di un insperato lascito da dividersi, le quattro donne si dovranno scambiare confidenze e confessioni che le aiuteranno finalmente a conoscersi veramente e a rispettarsi.
Questo il succo della piacevolissima commedia scritta da Ottavia Bianchi, per la regia di Giorgio Latini, andata in scena all’Altrove teatro.
La pièce si sostiene sulle gambe di un modulo archetipico, tutto sommato sfruttato e sarebbe desolatamente condannato all’ovvio e al già sentito (non vogliamo che tra donne si parli di amori sconfitti, di scelte di solitudini più o meno rivendicate, di abnegazioni forzate alle mansioni domestiche ?) se non fosse che i dialoghi che sostengono l’impianto narrativo sono brillanti e serrati, i conflitti mai banali e sempre convincenti.
Bravissime le quattro interpreti (Ottavia Bianchi, Patrizia Ciabatta, Flaminia Cuzzoli, Giulia Santilli) chiamate a vestire i panni di rispettivi personaggi perfettamente scolpiti da una scrittura all’altezza.
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