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ROSALYN di Edoardo Erba Regia di Serena Sinigaglia

Immagine del redattore: Fabio SalvatiFabio Salvati

Aggiornamento: 2 mar 2018


Bella prova di due attrici a vocazione comica, ma qui prestate all’intreccio essenzialmente psicologico: Marina Massironi e Alessandra Faiella al Teatro Sala Umberto sono le due interpreti di una pièce di Edoardo Erba che si presenta come una commedia noir, ma che mostra ben presto la sua vera ambizione di esplorare le nostre fragilità umane, la nostra insopprimibile tentazione di nascondere il fondo oscuro dell’anima, dissimulandolo dietro quello schermo borghese che ci permette di essere accettati e riconosciuti in società.

Alessandra Faiella è Esther, una acclamata scrittrice americana, convocata in un commissariato di polizia a Detroit per un chiarimento: una stilografica che le è appartenuta è stata ritrovata nel risvolto dei pantaloni di un cadavere, deceduto 4 anni prima e rinvenuto dentro una discarica di Toronto. La donna pensa di cavarsela con qualche risposta di circostanza. Ma l’incalzare delle domande la obbliga a rispolverare dalla memoria l’episodio di quattro anni prima, quando era andata a Toronto per la presentazione di un suo libro e si era imbattuta –dice- in una addetta alle pulizie, di nome Rosalyn, con la quale aveva stretto una certa confidenza e trascorso una giornata. Il racconto prosegue con una serie di colpi di scena, tutti descritti molto bene, a metà tra il noir e l’indagine introspettiva, ma la propensione comica delle due protagoniste torna utile sempre, perché l’incedere narrativo non abbandona mai la declinazione divertente, nella contesa incalzante sul palcoscenico, laddove la verità che ti sembra di aver colto non è mai quella giusta. Forse non a caso il palcoscenico è una sorta di piano inclinato disegnato a quadri bianchi e neri, come una sorta di scacchiera insidiosa. Il merito di questo interessante allestimento va ripartito equamente tra l’autore, per il testo intrigante e la regia, capace di creare una tensione narrativa sempre attiva.

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