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  • Immagine del redattoreFabio Salvati

LA PARTITELLA di Giuseppe Manfridi - Regia di Francesco Bellomo


Giuseppe Manfridi è uno dei più prolifici e apprezzati drammaturghi del nostro tempo. Lui ci ha condotti molto spesso per mano a incrociare il piano metaforico del calcio, raccontandoci pezzi di vita attraverso il pretesto di resoconti delle partite di calcio più o meno famose. Così ad esempio una lontana e sfortunata Roma- Liverpool di Coppa Campioni è diventata declinazione di una disfatta generazionale, al traino di illusioni più o meno effimere condivise su spalti non necessariamente sportivi.

In questa commedia non c’è da ricercare nessun piano narrativo differente da quello recitato da 19 giovani attori: stanno tutti ai bordi di un campetto di periferia (i ragazzi a giocarsela la partitella, le ragazze a partecipare il loro tifo poco consapevole, più predisposte a darsi di gomito reciproco a colpi di pettegolezzi o di idiosincrasie vicendevoli). Tutti stanno lì a recitare quella parte della vita in cui si è appena usciti dall’adolescenza e la destinazione (o la stasi, o la deriva) universitaria diventa il tempo delle scelte e dei cambiamenti. Qualcuno si innamora, qualcuno si lascia, qualcuno muore, qualcuno perde sistematicamente le occasioni della sua vita. La commedia è stata scritta nel 1996, e l’ambientazione è contemporanea: siamo nell’ultimo decennio del Novecento, i dialoghi sono intensi e veloci (non ancora crocefissi alla balbuzie o all’afasia del tempo a venire, dominati dai “social” e dagli emoticon che drenano le capacità dialettiche), divertenti e indecenti, come solo accade tra ragazzi.

Ma c’è un profumo di giovinezza e un’attesa di futuro che fa bene alla platea, con una leggera punta di malinconia che si coglie soprattutto nel meccanismo diacronico del racconto, che colloca al primo tempo la narrazione di un anno dopo e nel secondo riavvolge il tempo fino all'anno prima.

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