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  • Immagine del redattoreFabio Salvati

IL FU MATTIA PASCAL adattamento da L. Pirandello - Regia di Claudio Boccaccini

Aggiornamento: 26 feb 2018

Non è un compito facile quello della riduzione teatrale di un romanzo come questo, fitto di sottotrame e di una narrazione densa di personaggi, di situazioni e riflessioni.

Quindi, onore al merito di Claudio Boccaccini e di Eleonora di Fortunato per un adattamento che rispetta in pieno la struttura di fondo dell'opera di Pirandello, nella riflessione continua sul destino dell'uomo, consegnando intatto allo spettatore l'immenso costituto di meditazioni amare dell'opera di Pirandello, con un occhio sempre attento alla sostanza teatrale del racconto, come si intuisce dalle soluzioni registiche sempre d’effetto, e da una certa propensione a rappresentare la dimensione grottesca che la narrazione propone.



Necessariamente l'allestimento privilegia solo un frammento del complesso intreccio narrativo: sulla scena finisce il transito romano del protagonista, che ha lasciato che il suo mondo di provenienza lo credesse morto, per sperimentare sotto un’identità fittizia la possibilità di una nuova vita, forte delle cospicue risorse fornitegli da una insperata vincita al casinò. Ma non tarderà a scoprire che la solida catena che ci tiene tutti avvinti al destino di nascita non può essere interrotta tanto facilmente: il nuovo mondo che si manifesta nel passaggio romano gli impone una declinazione identitaria chiara, che lui -nascosto dietro il velo delle sue apparenze posticce- non è in grado di esprimere. Non gli resta che decidere di morire di nuovo e di tornare alla sua identità di partenza: ma anche il ritorno non gli lascerà altro spazio che quello di rinchiudersi dentro una biblioteca, recandosi di quando in quando a portare un fiore sulla tomba del fu Mattia Pascal.

Davanti alla splendida cornice scenografica di un’immensa biblioteca, gli attori sono tutti perfettamente all’altezza dei rispettivi ruoli, dando spesso vita a quadretti divertenti ed efficaci.



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