di Ivan Menchell
Ha debuttato ieri sera al Teatro de’ Servi (dove resterà fino al 17 dicembre) la fortunata commedia di Ivan Menchell, Il club delle vedove, da cui è stato tratto anche un film nel 1993 con Danny Aiello.
Diciamo subito che siamo assolutamente dalle parti della commedia: il divertimento promesso dalla trama e dal titolo è mantenuto fin dalle prime scene. Merito certamente di un copione scritto con mano fortunata, senza il bisogno di ricorrere a battute scontate o loffie. Una trama semplice, che strizza continuamente l’occhio all’elemento femminile, chiamando al gioco dell’immedesimazione la parte più consistente del pubblico teatrale. Un sodalizio di amiche vedove (una delle quali insaziabile divoratrice di mariti e prossima al quarto matrimonio) fatto di incontri per rimpiangere i mariti scomparsi e organizzare visite al cimitero, laddove le donne si imbatteranno in un vedovo maschio, la cui sola presenza sarà sufficiente per sbilanciare il consolidato rapporto tra le donne e scatenare rivalità interne, consentendo al testo un approfondimento dei rispettivi caratteri. Qua e là si fa anche largo un sarcasmo misurato e più di un passaggio di intensità riflessiva, tutt’altro che stonato con la costruzione di semplice evasione dell’insieme.
Si diceva del merito del copione: ma il merito principale a nostro giudizio dell’ottima riuscita è di una compagnia di attrici che mostra fin da subito un grande affiatamento, con la magistrale interpretazione di Caterina Costantini che gioca un ruolo di mattatrice assoluta (consapevoli e chiaramente condiscendenti le bravissime compagne della scena) conquistando fin da subito una sintonia speciale con il pubblico.
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