Se l’obiettivo del regista Leonardo Buttaroni era quello di far sorridere con una commedia di facile presa, buona per esaltare un certo equipaggiamento di battute e i tempi comici del trio di attori sulla scena (Christian Galizia, Olimpio Pingitore e Gianlorenzo Tennenini), si può dire che il fine è stato perfettamente centrato.
Come accade per molte pièce contemporanee, lo sviluppo narrativo della trama occupa un posto soltanto secondario rispetto allo spunto di partenza, con il risultato che i passaggi divertenti nascono tutti -più che dalla dimensione drammaturgica- dalle situazioni che si vengono a creare: più è stravagante lo spunto, maggiori sono le opportunità comiche.
Sulla scena -al teatro Trastevere- in questo caso, tre guardiani di un acquario alla sorveglianza di un raro esemplare bianco di delfino.
Quello che accade nello sviluppo narrativo a seguire (a parte le bizzarre incombenze imposte dalla singolarità del sorvegliato) è dato soltanto dal modo con cui i guardiani impegnano il tempo del loro turno di piantonamento: i tre uomini si scambiano battute, trastulli, dileggi, confidenze, speranze e proponimenti per il futuro.
Di quando in quando, nell’affiatamento intimo che si viene a creare tra i tre sorveglianti, si fa strada la tentazione di una certa declinazione lirica, forse per emendare quella putativa incompiutezza da cui si ritiene affetta la commedia pura e semplice (ma se è così, è un malinteso, come ha dimostrato proprio il talentuoso regista Buttaroni in diversi suoi, strepitosi allestimenti)
Per fortuna la commedia ha in serbo uno spunto finale a sorpresa in cui riprende in pieno il registro comico che le è naturale e che il pubblico ha mostrato ampiamente di gradire. Precisa scelta registica la scelta di un asciutto comparto musicale e cambi luce. Le scene sono di Mariagrazia Jovine
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