top of page
  • Immagine del redattoreFabio Salvati

4 - 5 - 6 scritto e diretto da Mattia Torre


Mattia Torre è un giovane autore e regista romano, celebrato anche al cinema e alla TV (è coautore del noto sceneggiato Boris): lui ha scritto e messo in scena una pièce strana, dal sapore nuovo, ma antico. Una commedia (in scena fino al 12 febbraio) che sa di novità già dal titolo, titolo che non vuole altro che alludere alla sequenza dei loculi che il protagonista intende acquistare per sé e per la sua famiglia. Infatti protagonista della storia –ambientata in un sud senza nome, in un ambiente chiuso in mezzo ad una valle ventosa, lontano dalla città e da ogni speranza di riscatto- è una piccola famiglia di tre persone, tenuta insieme da una religiosità arcaica, da una conflittualità interna fatta di piccoli risentimenti e rispettive tacitazioni aggressive e da uno sconsiderato sentimento di attesa per l’imminente arrivo di qualcuno che dovrebbe portare luci di novità allo scombinato nucleo familiare.



In realtà si scopre che le aspettative sono di infima consistenza e non hanno niente a che fare con il riscatto della famiglia e in questa rivelazione –portata dal quarto personaggio, anche lui non poco scombinato - risiede buona parte della densità comica e farsesca della commedia. Ma si ride fin dal primo momento, anche per via del fatto che l’allestimento si rivela da subito una raffinata ricerca sul linguaggio, in quanto tutti i protagonisti si esprimono in una sorta di gramelot –prossimo ai dialetti del nostro Meridione- che suscita già da solo un effetto comico continuo. Il tema di fondo è una sorta di immobilismo e di incomprensione immanente che lascia pensare alla drammaturgia di Beckett o più prosaicamente a certe performance di Ciprì e Maresca (basti dire che i tre protagonisti nel loro tugurio senza vie di fuga assistono da 4 anni il sugo eterno della nonna, scomparsa 4 anni prima). In questo clima diviso tra violenze (verbali e non solo), rivendicazioni di infimo valore, desideri senza speranza, l’unica paradossale via di uscita viene indicata dal capofamiglia nella morte: l’unico futuro veramente disponibile per quella piccola umanità tagliata fuori da tutto, a cominciare dalla speranza. Che assomiglia molto anche alla nostra condizione attuale….



0 commenti
bottom of page